201901.02
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‘Rivoluzione’ fattura elettronica. Cosa cambia, chi riguarda e chi potrebbe favorire

La fattura elettronica eliminerà costi di stampa, spedizione e conservazione, contrasterà le frodi e sarà semplice. Questo è quanto promette l’Agenzia delle Entrate. Ma sarà davvero così?

Il Fisco tutto vede e tutto sa – La fatturazione elettronica – verso la Pubblica Amministrazione prima, ora anche tra privati (B2B) e verso i consumatori finali (B2C) – è imposta agli operatori economici per recuperare risorse per due vie.

Da un lato il Fisco riceve un enorme flusso di informazioni sulle transazioni quasi in tempo reale e le incrocia per individuare il disallineamento degli importi dichiarati dalle parti contrattuali: se viene riscontrata una anomalia, si apre una fase di dialogo con il contribuente per chiarire se essa derivi da un errore oppure se sia il frutto di evasione. L’intervento repressivo delle frodi risulta più rapido, efficiente ed efficace.

Dall’altro i contribuenti sentono il fiato sul collo dell’Erario: la percezione del Grande Fratello fiscale dovrebbe incentivare l’adempimento spontaneo tutte le volte in cui fornitore e cliente non riescano ad accordarsi nella condotta evasiva.

Cambiano i costi di gestione – I nuovi costi supereranno quelli che saranno eliminati. L’introduzione della fattura elettronica impone agli utilizzatori (imprese e intermediari) il sostenimento di costi per l’acquisizione o l’adeguamento dei software gestionali e per la formazione e l’aggiornamento periodico del personale. I costi variano a seconda delle caratteristiche organizzative del fruitore, ma la loro incidenza sarà più gravosa per gli operatori di piccole dimensioni: questa platea potrà utilizzare i servizi gratuiti dell’Agenzia delle Entrate, come il software di compilazione e l’applicazione FatturAE.

La privacy è violata – Il Garante Privacy ha lanciato l’allarme. La fattura elettronica può fornire all’Agenzia delle Entrate e alle società di software dati – irrilevanti a fini fiscali – riguardanti le abitudinidi acquisto, le prestazioni sanitarie o i servizi legali. Questi dati non sono protetti attraverso cifratura e manca l’autorizzazione al loro trattamento. La disciplina attuativa deve quindi essere adeguata alla legislazione in materia di protezione dei dati personali. L’Agenzia delle Entrate ha già modificato le regole tecniche e dovrà produrre una nuova valutazione d’impatto entro il 15 aprile 2019.

Un’arma spuntata contro l’evasione – Il primo adeguamento della fatturazione elettronica alla disciplina della privacy ne ha fortemente limitato l’apporto informativo ai fini dell’attività di controllo fiscale. Le informazioni contenute nelle fatture elettroniche potranno essere utilizzate dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanzia soltanto in caso di adesione del contribuente al servizio di consultazione. In mancanza, potranno essere usati soltanto i dati fiscalmente rilevanti e limitatamente ad alcune attività (assistenza, analisi del rischio, controllo automatizzato ecc.).

La contabilità è imposta anche a chi non serve – Quando sarà superata la fase iniziale di rodaggio, la fatturazione elettronica sarà semplice – come promesso dall’Agenzia delle Entrate – solo per gli operatori di grandi dimensioni che già dispongono di strumenti informatici per la gestione dei flussi informativi a fini extra-fiscali. Le grandi imprese possono addirittura trasformare la fatturazione elettronica in una occasione di partnership commerciale, rendendo la digitalizzazione dell’intero ciclo fornitori una occasione per creare un network integrato.

Al contrario per professionisti e piccoli imprenditori non vi è alcuna esigenza extra-fiscale che giustifichi l’uso della fatturazione elettronica: il Legislatore lo ha ben chiaro perché ha escluso chi aderisce al regime forfetario dalla platea dei soggetti coinvolti. Forse però le cose andranno diversamente. La fatturazione elettronica nasce per controllare i vari passaggi della filiera produttiva e commerciale fino al consumatore finale: anche i contribuenti di minori dimensioni finiranno impigliati in questa rete perché segnalati dalle proprie controparti secondo i collaudati meccanismi della cosiddetta “tassazione attraverso le aziende”.